Editoriale #3 – La forma è l’abitazione della vita

“Quello nomade è un infinito vuoto disabitato e spesso impraticabile: un deserto in cui è difficile orientarsi, come in un immenso mare dove l’unica traccia riconoscibile è la scia lasciata dal camminare, una traccia mobile ed evanescente. La città nomade è il percorso stesso, il segno più stabile all’interno del vuoto, e la forma di questa città è la linea sinuosa disegnata dal susseguirsi dei punti in movimento. I punti di partenza e di arrivo hanno un interesse relativo, mentre lo spazio intermedio è lo spazio dell’andare, l’essenza stessa del nomadismo, il luogo in cui si celebra quotidianamente il rito dell’eterna erranza.”

Francesco Careri, Walkscapes

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Cinnamon challenge, immagine trovata.

Attraverso lay0ut ci si vuole disporre nello spazio fluido e nomade della nostra contemporaneità: esplorarlo a piedi, individuarne i percorsi. Con un atto percettivo e creativo al contempo tracciare delle coordinate di riferimento – seppur provvisorie – all’interno di una geografia che continuamente si differenzia e moltiplica.

Parte del nostro girovagare muoverà attorno a Figure, termine la cui flessibilità vuole suggerire la trasversalità dell’approccio e il rifiuto di rigide suddivisioni. L’orizzonte di questa sezione sarà quello del contemporaneo panorama percettivo e, soprattutto, quello della sua natura in larga parte visuale.

Il nostro sguardo si ripromette di indagare con uguale cura e attenzione le forme cromatiche di Anish Kapoor e la cinnamon challenge di TikTok, in cui è possibile del resto scorgere la stessa linfa vitale di alcuni atti performativi della Abramović. Smascherare canoni precostituiti e rigide distinzioni: inapplicabili in un momento in cui all’interno dell’indifferenziato flusso iconico del web le opere d’arte (fotografate, manipolate, contaminate) scorrono accanto a selfie, video tutorial, spot e trailer, sotto lo sguardo di uno spettatore perlopiù casuale e passivo.

Attraverso l’accostamento, la scomposizione e la ricomposizione inventare (nel senso di invenire, scoprire) legami, connessioni, rapporti in un orizzonte prospettico rispetto al quale lay0ut vuole porsi come punto di fuga, come medium attraverso il quale disporre la visione.

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Anish Kapoor, Cloud Gate, 2004.

Verrebbe da pensare alla figura descritta da Leon Battista Alberti nel suo De pictura: l’admonitor, che attraverso i propri gesti guida lo sguardo dello spettatore e lo invita a focalizzarsi su specifici dettagli all’interno del dipinto. O ancora all’origine della pittura così come la racconta Plinio, alla donna che contorna l’uomo che parte alla luce di una lampada a olio: la linea che fissa l’ombra che sfugge le conferisce una durata, una forma («la forma è l’abitazione della vita», secondo Bachelard).

Questo sì: indirizzare la visione, incorniciare uno spazio, contornare una presenza ma mai in maniera risolutiva; rifuggendo prospettive normative e la chiusura di semplici forme geometriche, interrogare la complessità dell’indeterminato milieu contemporaneo, con la sola speranza di aprire spiragli su nuove prospettive, su crocevia tra percorsi non interamente battuti.

La vita stessa di lay0ut intende svolgersi all’interno di questi percorsi, nei passaggi per un territorio, adottando così l’atto dell’erranza come strumento di conoscenza sensibile del circostante, come pratica di intervento, di esplorazione e trasformazione al contempo degli spazi nomadi del panorama visivo, non scatola inerte ma spazio aperto, spazio del possibile, senza mai dire non c’è che questo ma sempre qualcosa più di questo.

Attraverso un occhio consapevole della propria natura situata, della propria determinazione culturale, temporale e spaziale, lay0ut intende mappare un territorio che – seppur inappropriabile – si augura di poter rendere un po’ più familiare, più abitabile.

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Marina Abramović, The Onion, 1996.