Quattro inedite «invenzioni che non andranno trascritte» di Raimondo Iemma

in copertina: illustrazione originale di Francesca Consonni

5.

Ho sognato di venire arrestato.
Alcuni sogni mettono radici
e si sviluppano nell'arco di varie notti.
Sono invenzioni che non andranno trascritte.
Nell'interrogatorio non riconoscevo 
le ragioni dell'arresto 
né i poteri di chi mi interrogava.
Ma l'uomo in divisa non contestava nulla.
Semplicemente non capiva, ed era triste.


14.

Gli inquilini dormono, con il loro lavoro
nel sogno, protetti dalle mura
che conoscono. Avvertono il freddo
e il caldo delle stagioni,
e ciò che sognano non sapranno mai
fino in fondo quanto ispiri la vita,
pur credendo viceversa.
Il sistema d'allarme che hanno previsto
verrà maledetto nel cuore della notte
sorpresi in abiti ridotti
in un dormiveglia penoso
che non impedirà la razzia
ma neppure il fatto di vederla.
A volte è bene smemorare dove stia
il coltello che hai preparato per difenderti.


60.

Oggigiorno, nelle case italiane
riposa molto novecento. Contende
alla botanica il primato del respiro
lento, quanto l’alchimia delle vivande
soleva fare con il giradischi.
Questo, non altro, l’estimo odierno.
E se cercasse, se lei cercasse
un luogo in cui passare il pomeriggio
non troverebbe che pochissime garitte
di fronte alle ipotetiche caserme.
Troverebbe, al fondo, case sfitte
e per questo inabitabili.
(Le scene dei rebus sono reali
solamente a parole.
In Antartide, nelle cavità dei meridiani
attendono un messaggio chiarificatore.)


63

Arrivarono nell’isola molto presto la mattina.
Supposero di vedere ciò che numerosi uomini
prima di loro avevano visto, ma non si rivelarono
l’un l’altro tale supposizione, d’altra parte
né vera né falsa. Un piccolo tre ruote
li condusse all’appartamento, in precedenza
immaginato, con una precisione
che dovette inquietarli. L’isola si presentò
come avevano deciso di ricordarla.
Rigogliosa ma discreta. Sistemarono
parte dei bagagli, si diedero pena
per aprire una delle imposte, che avevano
sognata impedita dalla ruggine. Venne loro
fame.

Leggere Raimondo Iemma è addentrarsi con discrezione in un luogo sospeso, le cui scene – «reali / solamente a parole» – prendono forma a partire da una costruzione per sottrazione («non riconoscevo», «non sapranno», «non troverebbe»). Questi inediti tratti dalla raccolta Nuovi misteri, di imminente pubblicazione per Interlinea, appaiono come la naturale e ben riuscita prosecuzione dei testi presenti nella Settimana bianca, pubblicata all’interno del XIV Quaderno di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2019):

Bolton Gardens fu l’inganno annunciato
sin dal cortile occulto, la stanza pubblica
mentre a Old Brompton Road calava il giorno
nei sensi unici, le mura paurose
[...]
come un eletto, protagonista mancato
nel pieno del proprio destino, assente
alla propria rappresentazione, assassinato
nel buio del Black Friar una sera di febbraio

Già dai versi di apertura e chiusura di Burnt Oak è possibile cogliere un’aria di famiglia: la comunicabilità del dettato, l’esternalizzazione narrativa degli eventi (anche se in negativo, «assente / alla propria rappresentazione») e l’alternanza del verso-frase (marcato in questi inediti anche dalla presenza di una più fitta punteggiatura) con una trama di successive inarcature («Contende / alla botanica il primato del respiro / lento»). Ad approfondire un quadro già tracciato – con il rigore e la coerenza di un percorso – sono anche gli scenari per nulla chiaroscurali su cui si aprono questi inediti: sospesi e precisamente sognati, dai tratti metafisici e – sembra davvero il caso di dirlo, pensando soprattutto al testo n. 5 – di memoria kafkiana, su cui lo sguardo dell’autore si posa con il pudore «di chi è alieno ai toni alti» (Nadia Agustoni, 2019). Coerentemente la posizione assunta non è di interrogazione ma di osservazione, se non addirittura di interrogazione subita e disarmata («A volte è bene smemorare dove stia / il coltello che hai preparato per difenderti»). Di tale posizione – di sospensione del giudizio e di attesa anche, ma non straziata di «un messaggio chiarificatore» – Davide Castiglione ha parlato nei termini di «realismo empatico», evidenziando in particolare la prossimità del narratore ai personaggi e agli oggetti narrati, agli «inquilini» delle «case italiane» che formano il «luminoso circolo di spettri» (in The queen is dead, ancora dal Quaderno) protagonista di una realtà testuale immaginata, onirica, e in definitiva «per questo» abitabile. Ora si attende l’uscita del libro – prevista a inizio 2022 per Interlinea, collana Lyra Giovani a cura di Franco Buffoni – e forse, nella macrostruttura della raccolta, anche un certo ampliamento dello sguardo oltre a questa nitida e ben delineata soglia di abitabilità.

Raimondo Iemma è nato a Torino nel 1982. Nel 2005 ha vinto il premio Sandro Penna con la silloge inedita Ultime questioni aperte, in seguito pubblicata dalle Edizioni della Meridiana, con prefazione di Elio Pecora, e nel 2006 il premio Fabrizio De André, anch’esso per inedito. Nel 2007 ha pubblicato la raccolta di poesie luglio (premio Beppe Manfredi opera prima) nella collana Festival di Lampi di stampa. Nel 2013 ha ultimato la stesura della sua seconda raccolta poetica, intitolata Una formazione musicale. La sua più recente pubblicazione è La settimana bianca, all’interno del XIV° Quaderno italiano di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2019).