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Ida Travi e i Tolki: inedito e poetica

Presentiamo un inedito di Ida Travi dal suo ultimo libro in uscita per Edizioni Volatili, corredato da una nota di poetica dell’autrice e un commento di Giorgiomaria Cornelio, che curerà l’edizione. L’autrice delle Partiture visive che formano l’apparato iconografico è invece Giuditta Chiaraluce, le cui opere arricchiranno anche l’oggetto-libro di Ida in creazione presso Edizioni Volatili.


Ida Travi | Note di Poetica e un inedito: serie e continuità nei sette libri dei Tolki (2011 – 2021)

La serialità: nei tempi lunghi della storia laterale s’inscrive la serie dei Tolki, i parlanti. I Tolki sono una serie di figure itineranti nel tempo.
C’è una successione e il formarsi di una tavola che sembra un elenco, e invece è una costellazione. Il ritorno continuo a qualcosa di fondo, come un’aria di famiglia solitaria, secolare, una collezione di casi che nulla sa delle forme dell’arte. Ai Tolki non interessa l’arte, i Tolki tutto o nulla sanno, restano indifferenti alla poesia che loro stessi sono.

Gli esseri: i Tolki sono esseri poveri d’una povertà ancora custodita nell’umano. Stanno in tempo enorme come in un anfratto.
I Tolki non rimandano ad altro, bastano a se stessi. Se sono finiti in un libro è solo per via d’una dimenticanza, d’un grande scostamento, uno spazio à part, dove senza ragione alcuna passa o ritorna il tempo.

Il nome: il nome Tolki, nasce dallo slittamento sonoro dal verbo inglese to talk. I Tolki sono dei ‘parlêtre’, così avrebbe detto Lacan. Sono lavoranti o non lavoranti, esseri marchiati dal linguaggio, duro come una colpa, leggero come una liberazione.
Questi esseri invecchiano, diventano grandi o rimpiccioliscono entrando in altro, a volte vanno avanti nel secolo, a volte ritornano nella preistoria. Si ripetono variando. Sono loro e non sono più loro. Vanno dalla nascita al nulla e dal nulla al loro malconcio campo di neve.

Il trattamento: per via della poesia che ignorano i Tolki sono sottoposti a trattamento. I Tolki sono trattati come un’oggettività la cui caratteristica è la soggettività. Questo vale anche per il secchio, per la vanga, per l’automobile, e per tutto ciò che sta intorno. Questo vale anche per i colori in cui i Tolki sono immersi o li costituiscono: il bianco, il rosso, e il nero… Il nero. I Tolki si danno nella mutabile terra di Zard come macchie di colore nette, prive di dettagli. Il trattamento prevede che venga aggiunto di regola un bordo scuro alle immagini, una retroilluminazione secolare. I Tolki sono immagini estratte dalle parole. L’estrazione avviene con la stessa vanga che i Tolki usano per smuovere la terra.

I luoghi: di libro in libro si delinea una mappa dei luoghi in cui vivono i Tolki. Si tratta di luoghi comuni abitati però da alcuni solitari. La memoria s’allena nei luoghi comuni, fino alla formula, ed è strano, nei luoghi comuni come neve s’incide la storia.
Non si tratta affatto di luoghi immaginari, i luoghi dei Tolki sono precisamente la loro terra in terra.

I numeri: i Tolki ci costringono a contare. I libri sono sette eppure un giorno i sette libri saranno un libro solo… Il sesto libro, ahimè, s’era perduto… e ora invece è qui, ma arriva dopo il settimo. Solo ora ne posso parlare. In questo sesto libro, quello che s’era perduto, c’è una ragazza, un cane di nome Rot, un padiglione e qualche immaginetta…

(sotto la polvere)

Sotto la polvere ho trovato i quaderni
sono i quaderni del dottor Kraus
dentro c’è scritto: questa è la via

– ma dove, ma dove?… –

Non sappiamo chi sono
non sappiamo se sono parenti
non sappiamo se sanno parlare
se han fatto l’iniezione

– ma dove, ma dove? –

Togli la polvere con la mano
vedrai il villaggio, togli il villaggio
vedrai lo stagno, togli lo stagno, e vedrai
finalmente la macchia bianca

Vedrai gli expattinatori
volteggiare sul ghiaccio, leggeri leggeri
come se fossero in cielo, in cielo.


Un inedito da Muscèt parla col cane Il libro perduto, di imminente pubblicazione per Edizioni Volatili, a cura di Giorgiomaria Cornelio, partiture visive di Giuditta Chiaraluce.

Giorgiomaria Cornelio | Di una stabile volatilità: il prossimo libro di Ida Travi per Edizioni Volatili

C’è un concetto che in queste settimane continua ad affascinarmi: quello di una stabilitas in peregrinatione, come veniva paradossalmente chiamata la pratica dei monaci che -nei primi secoli del Medioevo- consegnavano la loro vita a una forma di pellegrinaggio senza interruzione, stabile proprio in virtù della sua insista erraticità. Nonostante l’origine di questo concetto sia così lontana nel tempo, trovo che esso appartenga strettamente alla vicenda delle Edizioni Volatili, spiegando in parte anche il perché di questa nuova uscita.

Volatilità significa per noi concepire un progetto editoriale come un mandato da rinnovare di libro in libro, e per questo da sempre saldamente pensato al di fuori del compimento. In quest’ottica, l’uscita del Libro perduto di Ida Travi non si pone come semplice conseguenza del precedente Marìe canta la famiglia del secolo, ma come un atto di fede verso questo principio di stabile volatilità, che si manifesta soprattutto nella carta, e nel modo in cui libro -esattamente come il progetto- non si lascia mai attraversare una volta per tutte.

Per questa fedeltà, e per la sua poesia, ringrazio ancora Ida Travi.


Ida Travi nasce a Cologne, Brescia, nel 1948. La sua poesia si inscrive nel rapporto tra oralità e scrittura, tematica che nel 2000 affronta con il saggio L’aspetto orale della poesia (Selezione Premio Viareggio 2001, terza edizione Moretti&Vitali, 2007), e nel 2015 in Poetica del basso continuo.  Dal 2010 al 2018  fa parte della Giuria Cinema di Verona Video Film Festival. Dal 2001 è impegnata nel progetto di scrittura seriale legata al popolo finzionale dei Tolki, che adesso giunge al settimo libro.

Giorgiomaria Cornelio (1997) ha fondato insieme a Lucamatteo Rossi l’atlante Navegasión, inaugurato con il film “Ogni roveto un dio che arde” durante la 52esima edizione della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro. La loro “Trilogia dei viandanti” (2016-2020) è stata presentata in festival e spazi espositivi internazionali. Cornelio è curatore del progetto di ricerca cinematografica «La Camera Ardente», e redattore di «Nazione Indiana». Suoi interventi sono apparsi su «Le parole e le cose», «Doppiozero», «Il tascabile», «Antinomie», «Il Manifesto». Ha vinto il Premio Opera Prima con la raccolta “La Promessa Focaia” (Anterem, 2019). Per Luca Sossella Editore è uscito il suo secondo libro di poesia, “La consegna delle braci”. Insieme a Giuditta Chiaraluce ha ideato il progetto di esoeditoria Edizioni Volatili.


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