Gala Mohamed inediti poesia

Samir Galal Mohamed, Tre statement – testi inediti

L’individuo

Di un individuo, sono pochissimi i dettagli che valga la pena descrivere. Pelle leggermente grassa, lucente; segni percettibili e graziosi dell’acne, atrofici e ipertrofici. Peluria chiarissima. Si è chiesto spesso, prima di scrivere di […], quali caratteri discernere, stilare ostensivamente. Riprodurre un individuo col linguaggio è un atto di violenza specialmente nei confronti di chi scrive. Una selezione di segni è sempre funzionale, l’individuo non importa granché, né la sua morte è deteriore per la scelta – neanche un dettaglio che valga la pena di essere descritto.

Il soggetto

Il soggetto è essenzialmente prodotto del caso – non conta nulla comunque; i suoi caratteri esteriori non significano più di quelli dell’interno. Nella formazione dello stesso concorrono fattori imponderabili, così nell’elaborazione del testo. Compito di questo non consiste nella comprensione degli affastellamenti delle cause, né nella giustificazione degli effetti. La corrispondenza tra le parti è inaccessibile; la ricerca, del tutto sconveniente. Intenzionalità contra determinismo: chi scrive opta per il secondo – abituarsi, e presto, a un mondo illeggibile. Regredire, salvarsi.

L’autore

Una regressione consente all’individuo la sopravvivenza. «Decomprimere», dice. Se il decesso intellettuale si rivela pari all’inabilità manipolatoria in chi ha subìto la perdita degli arti, una soluzione è possibile: scrivere alla maniera di […]. Niente s’impone, etica ed estetica sono buone parole per titoli, ogni enunciato esprime imbarazzo per lo scopo, conduce un’esistenza in via negationis. L’ingresso in questo piano di realtà è subitaneo; pacifica, la scollatura dal tessuto. Ascolta genericamente, interloquisce solo in presenza di una chiara gerarchia. È l’autore, finalmente.

Tre affermazioni da un’anticamera

Se nessuna delle definizioni che vi vengono in mente (prosa poetica, aforisma, prosa d’arte, monologo filosofico-sapienziale…) vi pare andare bene per un testo, probabilmente siete di fronte a una prosa in prosa, ossia un testo che non fa affidamento sulla tutela semantica minima offerta dai generi letterari. Questo, inoltre, dal titolo così affermativo, non lo è in realtà se non obliquamente: l’atto linguistico di produrre periodi infatti qui non serve ad andare verso la relazione col mondo o qualche tipo di interlocutore, ma a descrivere ciò che accade nel momento che accade, o, in altre parole, fermare il tempo, averne il controllo. Dallo stato solido (individuo) a quello gassoso (autore) la singolarità di chi scrive perde definizione (“l’individuo non importa granché”, “il soggetto è essenzialmente prodotto del caso”) senza però guadagnare funzionalità (“[l’autore] ascolta genericamente, interloquisce solo in presenza di una seria gerarchia”). Si nota una corrispondenza fra l’impossibilità di derivare una verità dal mondo esperito-agito in quanto individui e quello esperito-prodotto in quanto autori. Il prodotto della presenza è il soggetto, che non spiega niente, ma è solo il risultato di un “determinismo”. Tuttavia, la capacità di mettersi comodi all’interno di un processo materiale incontrollabile, e quindi “regredire” moralmente, sembra l’unica possibilità rimasta. Il vantaggio della letteratura non è quello di una posizione da Deus ex machina, ma, semplicemente, quello di ritrovare le questioni esistenziali in scala ridotta, deformate, e allo stesso tempo avere più facile accesso a una contemplatività tutelata e totalizzante – “finalmente”. Allora il contenuto meta-poetico, ovvero la descrizione dei processi di approccio alla sentenza, il rituale di posizionamento entro il centro di comando autoriale, non è neutro. Ciò che emerge, anche da queste mosse preliminari, para-linguistiche, è un desiderio di sottrazione dalle dinamiche materiali forti, per entrare in quelle deboli (parafrasando le quattro interazioni fondamentali della materia), che di conseguenza si incarna in un atto legato alla vertigine del sonno perpetuo, al desiderio di chiudere la partita o di guardarla da lontano.


Foto: Melissa Schriek

Samir Galal Mohamed (Sassocorvaro, 1989) ha esordito con la silloge Fino a che sangue non separi, contenuta in «Poesia Contemporanea. Dodicesimo Quaderno Italiano» (Marcos y Marcos, 2015). Il suo primo libro, Damnatio Memoriae, è incluso nella collana di poesia “Lyra Giovani” (Interlinea Edizioni, 2020). Suoi testi e interventi appaiono regolarmente in riviste cartacee e online, italiane e straniere. Attualmente vive a Milano, dove insegna filosofia e storia nelle scuole superiori.


In evidenza: foto da una performance di Abraham Poincheval in cui l’autore ha vissuto per due settimane in un orso imbalsamato. Fonte.

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