Sulla poesia di Saihate Tahi

Poesia dell’accelerazione / Poesia dello stop. Sull’opera di Saihate Tahi

Tra l’ottobre e il novembre dell’anno scorso, camminando per le strade di Saitama, a nord di Tōkyō, e più precisamente tra la stazione di Ōmiya e il quartiere commerciale, avreste forse notato qualcosa di strano nella segnaletica orizzontale: alcune poesie di Saihate Tahi (Kobe, 1986), erano infatti state riportate sull’asfalto, nella stessa modalità di un segnale di stop:

Saihate Tahi, Poesia dell’accelerazione / Festival Internazionale delle Arti di Saitama, 2020 /Foto di Maruo Ryūich

«Le poesie sono brevi e compatte e posso essere diffuse in molti posti, senza che perdano la loro intimità. Spero che la poesia sarà usata, in futuro, in modo più casuale e differenziato. In questo momento, infatti, la poesia è vista come una sorta di genere nobile: il mio desiderio è quello di renderla più familiare, quasi come una busta di patatine»

Così dice Saihate Tahi in un’intervista apparsa su Hanatsubaki, rivista culturale della Shiseido. Racconta di aver iniziato a pubblicare poesie sul suo blog quando andava alle scuole medie. «Intenet mi sembrava un luogo accogliente, dove era possibile entrare in contatto con i lettori e ricevere un riscontro immediato. All’epoca si accedeva ancora a Internet attraverso la linea telefonica, ed era difficile caricare su una pagina web immagini o musica, e così mi sono concentrata sulle parole. I lettori, che andavano aumentando, hanno trasformato le mie parole in qualcosa di diverso. Sono stati loro, infatti, a chiamare poesie le cose che scrivevo». I testi pubblicati online sono confluiti nel 2007 nella sua prima pubblicazione, Goodmorning, che nel 2008 si è aggiudicata il prestigioso premio Nakahara Chūya.

Saihate Tahi spicca nel panorama contemporaneo per aver fatto del mezzo digitale la sua principale modalità espressiva, raggiungendo un pubblico quanto più variegato e casuale, non necessariamente abituato alla poesia. «Volevo diventare un’artista che spaziasse tra vari generi. A volte volevo essere una scrittrice, altre volevo dipingere, altre ancora essere designer».

L’atteggiamento culturale di Saihate Tahi, caratterizzato da una profonda libertà espressiva, potrebbe essere stato ispirato da una generazione precedente di scrittori, come Yoshimoto Banana, Murakami Haruki e Murakami Ryū. Nel suo saggio dedicato a Yoshimoto Banana, (Il mondo di Banana Yoshimoto, Feltrinelli, 1999) Giorgio Amitrano osserva infatti che tale generazione di autori sia caratterizzata da stretti legami con la cultura popolare (cinema, musica rock, manga ecc.), e un approccio disinvolto e privo di complessi nei confronti dello scrivere.

Recentemente, Saihate Tahi è stata selezionata dal Museo di Yokohama per una serie di mostre dedicate agli artisti emergenti, curando installazioni che esplorano il rapporto tra lo spazio fisico e la poesia (in copertina). Ha inoltre collaborato con la band indie-rock [Alexandros] nella produzione del brano ハナウタ(Hanauta), che si può ascoltare nell’album Sleepless in Brooklyn.

Tra i suoi altri libri di poesia ricordiamo Sora ga Bunretsu Suru (Il cielo si strappa) e Shinde Shimau Kei no Bokura ni (A noi, della specie mortale). Il suo primo romanzo breve è stato selezionato nella Best Japanese SF nel 2009. Tra gli altri suoi lavori ricordiamo i romanzi Hoshi ka Kemono ni Naru Kisetsu (La stagione in cui diventiamo stelle o bestie), e Kawaii Dake ja Nai Watashi-tachi no, Kawaii Dake no Heibon (Non siamo solo carini, solo la nostra dolcezza è comune).


「望遠鏡の詩」

da Shindeshimau Kei no Bokura ni” (A noi, della specie mortale)

死者は星になる。
だから、君が死んだ時ほど、夜空は美しいのだろうし
僕は、それを少しだけ、期待している 。
君が好きです。
死ぬこともあるのだという、その事実がとても好きです。
いつかただの白い骨に。 いつかただの白い灰に。白い星に。
僕のことをどうか、恨んでください。

La poesia del telescopio

I morti diventano stelle.
Perciò, la notte in cui morirai sarà incantevole
e io un po’ l’aspetto, la desidero.
Tu mi piaci.
Mi piace tanto anche la verità che siamo mortali.
Prima o poi, solo ossa bianche.
Prima o poi, solo bianca cenere. Una stella bianca.
Odiami pure, se vuoi.


「夜明け前 1」

Da “Goodmorning”

支配されていたものに戻ってきて
いまこれを
かき始めている
視界と
言葉をひきはがして

裸でいました
ひきずりながら、赤い土がる砂漠にいました
遠くで重いいきものの、足音が聞こえ、
いつもなにかがつぶれる音が次いで聞こえていました
わたしの口元には食べた
いきものが三匹、復活をして、
それがこれからのわたしを操作する
指の隙間から海があふれ出て、
それからすべてが溺れるだろう
わたしの裸で、そこを泳ぐ

言葉にすることが
すべてを
台無しにし
わたしが
これからでていくことを不可能にする

海は鏡だ
その日、わたしはわたしの溺れている体を見る
わたしの指の隙間
海があふれ出て、
わたしはそこに吸い込まれながら、
やっと
言う
これはなんだ

支配されていたものに戻ってきて
いまこれを
かき始めている
わたしの知っている言葉に
あの場所を
とらえることはできない
気づかれないようにしている
体が
わたしになにかを
見せることを拒否しているが
わたしをまだ
殺させはしない

Prima dell’alba1

Tornando da quel che mi controllava
adesso inizio
a scriverlo,
strappando via
il campo visivo e le parole.

Ero nuda
mi trascinavo in un deserto di terra rossa,
sentivo il peso di una creatura in lontananza, un rumore [di passi,
e sempre, subito dopo, il suono di qualcosa che si [rompe.
Ho portato alle labbra tre esseri viventi
e sono rinata, d’ora in poi
saranno loro a manovrarmi.
Dagli spazi fra le dita il mare straripava,
tutto potrebbe annegare,
e io nuda, ci nuotavo dentro.

L’atto di dire deteriora
ogni cosa
ma io
non posso evitarlo.
Il mare è uno specchio.

Quel giorno ho guardato il mio corpo annegare
il mare straripava
dagli spazi fra le mie dita,
mentre io venivo risucchiata:
dire
alla fine
significa questo.
Tornando da quel che mi controllava

adesso inizio
a scriverlo
attraverso le parole che conosco
quel luogo
non può essere afferrato
affinché non me ne accorga,
c’è qualcosa che il corpo
si rifiuta di mostrarmi,
ma per adesso
non mi uccide.


Saihate Tahi, nata a Kobe nel 1986, ha cominciato a farsi conoscere nel 2004 postando le sue poesie su blog e siti internet. In seguito ha pubblicato diversi volumi di raccolte, come Guddo mingu (Good morning, 2006), Sora ga bunretsu suru (Il cielo si spacca, 2012), Shinde shimau kei no bokura ni (Per noi, tipi mortali, 2014), Yozora ha itsudemo saik mitsudo no aoiro (Il blu del cielo la sera è sempre della massima densità, aprile 2016), aggiudicandosi il premio della prestigiosa rivista Gendaishi tech (Taccuino di poesia contemporanea) nel 2006, il Premio Nakahara Chya nel 2008 e il Premio Hanatsubaki di Shiseido nel dicembre 2015.

Damiana De Gennaro è nata nel 1995, frequenta la magistrale in ​Letterature e Culture comparate all’Università di Napoli “L’Orientale”. Lo scorso anno è stata in scambio presso l’Università Tōhoku, in Giappone. Ha scritto ​Aspettare la rugiada ​(Raffaelli, 2017) e ​Shibuya Crossing ​(Interno Poesia, 2019). Alcune sue poesie compaiono su: Un verde più nuovo dell’erba. Poetesse “Millenial” degli anni ’90. (LietoColle, 2018), ​Poeti italiani nati negli anni ’80 e ’90. Vol. I ​(Interno Poesia, 2019), Abitare la parola. Poeti nati negli Anni Novanta ​(Ladolfi, 2019), Versi Vegetali (Homo Scrivens, 2021).


Traduzioni a cura di Damiana De Gennaro e Sara Odri. Introduzione a cura di Damiana De Gennaro

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In copertina: Saihate Tahi / Mostra a Nagoya, PARCO, 2020 / Foto di Ayako Koga, diritti in suo possesso

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